Nella nostra vita di tutti i giorni siamo letteralmente sommersi da oggetti realizzati in plastica, non ci credete?
L'uso della plastica è esploso negli ultimi cinquanta anni: pensate solo a telefoni (smartphone o fissi), PC e relativi accessori, piatti e bicchieri monouso e non, buste, sacchetti e contenitori di vario genere, molti elettrodomestici sono per buona parte in plastica, tavoli, sedie e chi più ne ha più ne metta...
Come è noto, la plastica non è un materiale naturale, come ad esempio il vetro o la carta, ma viene ottenuto dalla lavorazione del petrolio, in particolare da alcuni polimeri come propilene, etilene, butadiene e stirene.
Vediamo quindi insieme i diversi tipi di plastica più diffusi, come si lavora, il riciclo e l'inquinamento che, purtroppo, può essere provocato da un suo uso irresponsabile.
Una prima distinzione tra i diversi tipi di plastica è quella tra:
Fatta questa doverosa distinzione i materiali plastici più comunemente utilizzati sono di svariati tipi, vediamo insieme i più importanti.
Probabilmente avrete già letto questa sigla in oggetti di uso comune come bottiglie per l'acqua, bibite e simili. Tra le sue proprietà la resistenza al calore fino a 250°C ed è impermeabile ai gas
Viene usato per confezioni di diversi prodotti come latte, borse della spesa, cosmetici, detergenti ecc. Si distingue per la sua resistenza agli urti.
Molto comune nell'industria delle costruzioni o delle automobili, in prodotti come tende per doccia, attrezzature per sport, tubature, infissi ecc. Ha buone proprietà meccaniche e chimiche.
Composta da carbonio e idrogeno, diffusa per sacchetti e imballaggi. Ha un buon isolamento elettrico, resistenza chimica ma è termosensibile.
Per il settore casalingo, elettrodomestici, valigie ecc. Ha un buon isolamento elettrico e resistenza al calore.
Per imballaggi ed isolamento termico ed elettrico. Proprietà di isolamento e bassissimo peso specifico.
Non tutti i tipi di plastica sono riciclabili: quelli appena citati sono definiti rispettivamente con numeri da 1 a 6 e sono le plastiche riciclabili, le altre plastiche sono invece definite col numero 7 che ne indica, appunto, la non riciclabilità.
Tra le plastiche non riciclabili ricordiamo il Poliammide (o nylon) e il PTFE (o teflon).
La riciclabilità permette quindi di riutilizzare e riassortire oggetti plastici, riducendo notevolmente costi economici e ambientali dovuti allo smaltimento e all'incenerimento dei rifiuti.
E' quindi importante cercare di produrre e utilizzare, per quanto possibile, oggetti prodotti con plastica riciclabile, dato che i tempi di decomposizione sono letteralmente biblici, e rilasciano nell'ambiente pericolose sostanze inquinanti.
Per sua natura, questo tipo di materiale si presta molto bene a processi industriali in modalità non dissimili da quelle già in uso per i metalli, le modalità di lavorazione più comuni sono riportate di seguito.
La tecnica più usata per la produzione in serie, viene eseguita con presse speciali che fondono il materiale e lo iniettano in stampi che gli conferiscono la forma desiderata.
Impiegato soprattutto per i materiali termoindurenti, in cui il materiale in forma di pellet o polvere viene coeso ad elevate pressioni.
Portando la sostanza ad alte temperature viene rammollita non permettendo la reticolazione, realizzata successivamente in appositi stampi.
Comunemente usato per la realizzazione di tubi e similari, il materiale viene spinto e riscaldato attraverso un'apertura tramite una vite, che ne conferisce la forma finale e il diametro.
Come di evince dal nome, è un processo simile a quello usato per il vetro, e si usa per produrre corpi cavi come bottiglie, dilatando la resina fino a farla aderire alle pareti dello stampo.
Ad esempio per il polistirolo e il polipropilene, si fa passare il materiale attraverso uno stampo che forma l'oggetto con l'ausilio di aria compressa.
Usato per la produzione di pellicole di polietilene, in questo processo il polimero riscaldato dall’estrusore viene fatto passare in una filiera circolare. Il film poi passa attraverso un traino che chiude il sistema. Con questo metodo viene prodotto termoretraibile molto diffuso per la protezione degli imballaggi.
Con questo sistema si realizzano profilati plastici rinforzati da fibre (per esempio dalla fibra di carbonio o dalla fibra di vetro).
Purtroppo, come in tutte le cose, anche qui c'è il rovescio della medaglia: a causa della scarsa ed estremamente lenta biodegrabilità, questo materiale può essere fonte di inquinamento in svariati ambienti, antropizzati e non, come città, mari, fiumi, laghi, oceani, foreste ecc.
Per questo motivo diventa sempre più importante riutilizzare e riciclare materiali plastici, evitando soprattutto quelli usa e getta (come cannucce, piatti e bicchieri, cotton fioc ecc.), che creano montagne di rifiuti in tutto il globo.
Ridimensionare la presenza della plastica, laddove possibile, è quindi un imperativo categorico per l'umanità, specialmente per i paesi industrializzati che ne producono e consumano la maggiore quantità.
Le soluzioni pensate per risolvere il problema sono tante, si va da sistemi appositamente realizzati per ripulire gli oceani, alla ricerca di microrganismi capaci di decomporre alcuni tipi di plastica.
Certo è che, nel frattempo, tutto quello che possiamo fare è riciclare il più possibile e ridurre la quantità di rifiuti plastici prodotti, utilizzando e incoraggiando l'utilizzo di plastiche riciclabili e biodegradabili.
Siamo arrivati alla fine di questo breve articolo, l'argomento è davvero vasto, tante cose sono state dette sulla plastica e tante altre ce ne sarebbero da dire e da approfondire, da parte nostra, speriamo di avere illustrato, nel modo più esauriente e chiaro possibile, le principali tipologie, per un uso più responsabile e consapevole da parte di tutti noi. La natura, il pianeta e gli animali ci ringrazieranno.